La terza parte di tre scritti di fondamentale importanza
IATROCLASTIA
IATROCLASTIA
Riportiamo di seguito anche la presentazione del testo che era stata scritta su invito della redazione del periodico trimestrale ASSEMBLEA
Presentazione
La magia dominante è la magia dei dominatori (iatromagia).
Ma è metodo e attività. Pur sempre. In fondo in fondo però, la materia malattia, malattia materialistica universale, malattia gestita da sé, patenziare (pathenzieren, nicht potenzieren - -, Krankheit mit Krankheit steigern!), fondamento non solo di spiegazione di tutto (iatrocidia al posto di omeopatia! Malatastria al posto di astrologia! Ecc., ecc.!); niente spiritualismi, né diagnostici, né tecnicistici! Niente medicina affatto, niente medicina per nessuna malattia: SI TRATTA DI BELLIGERANZA PATOPRATICA.
Alcuni prigionieri italiani hanno chiesto una cultura rivoluzionaria della malattia (ASSEMBLEA No. 6, giugno – augosto 1984). L’articolo che segue può essere un contributo. È risultato di esperienze che abbiamo dovuto esporre nel 1979, certo, davanti a della gente sbagliata, ma lo abbiamo comunque potuto rendere pubblico. Come tutto è cominciato, informa una presa di posizione di Jean-Paul Sartre.
Nel Collettivo Freudiano finora è
ancora possibile che i Pazienti del Fronte prendano la parola: questa volta
sull’intellettuale e sull’arte. Fronte dei Pazienti (PF), radice fondamentale
del Collettivo Socialista dei Pazienti (SPK), che è stato troncato
ma non vietato, al contrario di notizie false.
Iatroclastia, scelto autonomamente, in seguito a Iatrocrazia (1976) e Iatrarchia (1977), mette in evidenza taluni principi fondamentali. Disposizione sperimentale è la termomimesi, che riporta l’intelletto alla terra da dove trae le sue origini (Intellurekt) e manda in congedo l’arte (e, allo stesso modo, la cultura, l’arte di governare e l’eutanasia) insieme con il medico che ha abdicato, definitivamente. Fu necessario elaborare di nuovo i concetti di base della teoria delle masse e dell’antropologia … Cammin facendo dalle somato-terme alla "vita senza valore" ("lebensunwertes Leben", formula iatro-nazista). |
L(o)stile
Armando Verdiglione
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Con l' "aggressione" la iatroclastia non
ha nulla in comune.
Prassi consueta in ambulatori, in gabinetti
e in studi (professionali) di ogni genere, presente anche nei testi di
latino, l’aggressione fa un puzzo che arriva al cielo, puzza di igiene
di razza.
A confronto di essa la iatroclastia: l’intelligenza della terra comune a tutti, l’intelligenza dei "terroni" (die verdummten ERD-LASTverdammer), intelligenza più vecchia e più giovane, il loro intelletto, l’alterco divulgatosi nel tellurico! Intelligenza è intellurenza. Come terra in rivoluzione e come stomaco in rivolta, insieme, come processo d’infezione pato-magico essa è vicinissima alla fusione nucleare, ma non sta in nessun rapporto con qualsiasi politica d’aggressione.
Prova esemplare dell’intelletto tellurico, dell’ intelluretto (Intellurekt), è la febbre roditrice, il rancore roditore dello stomaco, dapprima vomito biliare, poi nemico di ogni egocentrismo e di ogni patocentrismo: fame di società (Gesellschaftshunger) e scioglimento di tutte le strutture (Gestaltauflloesung) in un tutt’uno (in-Eins; aristotelisch zugleich), intelluretto (Intellurekt), direttamente! Senza fra e tra, checché o chicchessia, senza mediazione alcuna.
Dunque, rifletteteci sopra ancora una volta, e riflettete bene: soltanto la entera encefala, testa e stomaco sono inter-legens. E continuano ad esserlo anche con uno stomaco strapieno, tra un pasto e l’altro, persino tra le righe e, a volte, anche se va contro la linea. È lì, tra mesencefal e mesenteral, dove inter-lettualmente lecca il gusto, il buono. Poiché "la testa è la macchina raffreddante dello stomaco", disse Aristotele, il migliore. Ma l’intelletto lettore mantiene la sua ‘venia legendi’ esclusivamente per la sabbia mobile, per i fenomeni concomitanti del DElirio (de-lire!) iatroclastico. In caso di dubbio sulla legalità, cioè in caso normale, esso diventa addirittura iatro-legale. L’intelletto o è iatroclastia o è terapeuta di selezione.
No, non si ‘ritorna alla natura’. Da nessuna parte. Lo HEIL (sacro, guarigione, salvazione) è soprannaturale e soprasensibile, quindi puro da cicatrici. Coperto da cicatrici esso sarebbe argilloso, di terra (toenern irden): terra = essiccatoio (Terra = Doerre). Le cicatrici residuano sempre dalla parte dei stupidi e dei deboli di mente, dalla parte dei "terr-oni" [alienati, storti, minchioni, deboli (Schwach-Sinn = debolezza dei sensi)]; certo, e debolezza dei sensi, alienazione e terr-estrità sono a loro volta cicatrici. Ed è proprio per questo che esse sono talmente intellettuali, talmente sotterranee; cioè intellurenti.
Ciò che desideriamo sia tenuto in mente, qui nella parte introduttiva, è questo: le cicatrici sono, in prima luogo, i profeti del futuro dei deboli, dei "terr-oni", degli alienati ecc.; esse anticipano i temporali futuri, terremoti e grisoui. In secondo luogo le cicatrici rappresentano gli abissi dei nostri lampi d’ingegno anamnestici. Tanto per anticipare.
Nessuna ricetta, bensì formula di produzione: Principio iatroclastia, terra (Doerre!) e masse chiuse in cortocircuito con contagio (Ansteckung = contagio, accensione). Per essere più precisi: non si tratta di una formula nel senso stretto della parola e tanto meno si tratta di una formula intesa come tellexitur, abbreviato: textura, trama cioè ad opera degli umanisti dei testi di latino per il loro covare di attentati; si tratta invece di una tessitura tanto estesa da coinvolgere tutto e tutti.
La formula classica del contagio delle masse, essendo essa stata incapace di concepire una realtà senza medici, è stata superata dalla realtà di malattia (dall’ SPK, 1971).
Principio iatroclastia: le masse sorgono (entstehen) come corpo della vita sconfinata, il quale, mentre la sua produzione si fa sempre più matura, cioè nel tellonico, trionfa sull’opera medica di procreazione e di alimentazione liberandosi definitivamente dallo stato platonico, dal suo ceto alimentare, scolastico e militare (Naehrstand, Lehrstand und Wehrstand).
Iatroclastia persino contro l’arch-iatria, tale da rendere nuvole anche i sassi: i minerali in larva di virus, esseri microvegetali e bestie piccolissime – come generi di batteri e colonie di microbi (Bakteriengattungen und Bakterienstaemme) – vi si aggiungono, sono presenti, si trovano in stato di partenza lanciata e dividono, spaccano in due parte, poiché il calore passa da parte a parte, sopravvisibile, sopraudibile, ma comunque accendendo.
Tutti i segnali ricevuti ed emessi nel raggio d’azione della malattia, segnali come la nausea, il dolore, il puzzo, le accuse, i lamenti – tutte le mezze misure erogene (erogene Halbheiten) – diventano attivi come germi della dinamica termomimetica per crescere in direzione del genere intero in–dividuato (Gattungsindividuum): programma da realizzare tramite la iatroclastia: tali segnali fanno diventare sensibile al calore, rendono intontito, intelluretti, essi fucinano uno schema corporeo consistente in masse e che sta sorgendo in massa, uno schema corporeo per tutti, schema corporeo cioè in via di sorgimento tellurico che si propaga in masse. Uno schema calorico che si dà corpo, incarnazione imponderabile. Un gigantesco corpo nuvoloso e sospeso che si libera della struttura, eppure è simile a quello consistente di minuscoli virus e batteri, formatosi ‘in situ’, nelle viscere. Intelluretto prototipo e, nello stesso tempo, antibiotico iatroclastico di tutti i tipi e di tutti i modelli.
Ma come si pone la possibilità della iatroclastia (nel senso delle Bedingungen der Moeglichkeit synthetischer Urteile a priori, v. Kant) riguardo a un numero sempre maggiore di malformazioni, handicaps e disturbi? Come l’una s’intona agli altri? Come possono andare d’accordo? Dovremo forse prendere esempio dai ritardati? Iatroclastia coagulata? E noi, invece, protesi artificiali dei medici, fossimo i mostri?
Chi chiede così, non chiede, non vuole sapere affatto.Vive de esso, se ne guadagna a vivere. E non di rado se la passa abbastanza bene.
Il calore non vive né dell’amore, né della privazione dell’amore, e neppure della compassione, tanto meno vive dell’aria, o delle arie che l’amore si dà di fronte alla sofferenza e per l’amore dell’amore; di tutto ciò il calore non vive affatto. Il calore, così come fa ogni malattia, si alimenta della struttura (Gestalt = forma individualmente determinata: forma, figura, sembiante); la consuma come nella malattia. Il suo genere alimentare è la vita della iatroclastia in ogni sorta di rifiuti così come in ogni stato di costituzione ben formata (Wohlgestalt).
La malattia non è soltanto ferma – e veramente, dialogicamente, tanto più che dialetticamente ferma – contro la disassuefazione (entzugsstabil), ma continua a resistere favolosamente anche nel carcere, in una condizione cioè, dove è privata di tutto e di tutti (im Strafvollzug); è proprio tale privazione che rende la malattia realmente accendibile e contagiosa; capacità questa propria soltanto del mito del ‘fuoco di fila’ che dilaga come un incendio.
Privazione del cibo, fame e sete, in tutto ciò si consuma soltanto la struttura (Gestalt), ma non la sostanza che è il calore; il suo com-partecipante modo di essere (mitteilende Zustandsweise) si contrappone alla Gestalt, alla proporzione (v. più avanti), ma non ha contro di sé il freddo, nemmeno a porzioni.
Principio della iatroclastia: tutte le risposte e naturalmente anche tutti i sistemi di produzione, di riproduzione e di escrezione sono epoché, cioè estinte. E persino una domanda talmente innocente come quella fatta dal medico in occasione della visita domenicale al reparto a pagamento, il chiedere del medico della buona digestione del malato, e della sua creazione argillosa – per così dire: il penultimo golem, persino tale domanda innocente è da attribuire ai giochi d'aria ermeneutici, omina numinosa di una iatrarchia rantolante sotto il suo puzzo golemistico. Ciò tocca naturalmente anche al cosiddetto corpo del defunto Presidente del tribunale SCHREBER – beata la sua anima (SCHREBER selig) – che non è affatto corpo, bensì struttura (Gestalt). Principio iatroclastia è la questione domandata con rigore scientifico come domanda (Frage streng wissenschaftlich als Frage erfragt). O è domanda istintiva-mitomane-termospecifica (triebhaft-mythoman-waermespezifisch), o è se-lezione, iatro-inquisizione selettiva. A inferno, Heil e Forno Crematorio ritorneremmo appropriatamente più avanti.
La questione di principio con-seguente riguardo al iatroclastico (Die Frage nach dem Iatroklastischen), questione riguardante il suo principato, le sue principesse e i suoi principi, evoca il corpo fluttuante in sospeso, il corpo da calore, mimesi e masse. E in nessun caso i buffoni o simili pagliacci, siano essi buffoni mondani come August, oppure divini come Giobbe. Poiché questo nostro principato risulta essere poco incline a ogni Gestalt. E cioè per principio. Quindi il nostro principato lo possiamo sospettare essere presente ovunque; ma in nessun caso può essere individuato nella Gestalt, e in chi la rappresenta (Sachwalter = amministratore): cioè negli arché–iatri in ogni forma di civiltà e di principato. La nostra pretesa consiste nel far incrementare il calore sino al punto in cui esso si rivolta negli stati febbrili, oltrepassando i limiti di ogni struttura (Gestalt). Persino la rigidità deve liberarsi da ogni Gestalt, deve almeno essere deforme, mai però rigidità cadaverica: all’ occorrenza deve manifestarsi come ghigno sardonico (risus sardonicus, sardonische Grimasse).
Il nostro principato, cioè i nostri quadri, eroi, la nostra avanguardia, se si vuole, si compone di mostri termomimetici, di coloro che eccedono la capacità di ogni cervello elettronico centralizzato, e tanto più la forza immaginativa (Vorstellungskraft) del mandato di cattura. La pulsione dell‘ interrogare, pulsione mito-mane, qualora essa pensi (campo elettro-magnetico! attualità accensiva), non ha nessuna intenzione di separare il ‘principato’ dalle masse, non pensa afatto a ciò. Patologica, affetta da malattia, essa consuma (zehrt sehr selbstvergessen) ogni diversità di forme, sino al punto di dimenticare se stessa, per confondere e per rifondere tutti e tutto e, il che è lo stesso: essa si strugge, si dimentica della risposta, tenta invece di restare nella domanda, sino al punto di diventare ribollente; non dà mai risposte, ma risponde di tutti e di tutto responsabilizzandosi; pre-cisa una realtà DIVERSA, a dispetto di quella data (prae-zisiert das ANDERS dem So-Sein zum Trotz).
Il calore non è solo luce infrarossa. Esso è iatroclastia persino contro ogni luce esterna. Rosa incarnato come l’ardente nucleo terrestre di ferro nichelifero, incarnato ostile al freddo, carne scintillante e oscillante, a strisce trasversali come il cuore oppure levigata come all’interno del ventre, la iatroclastia è calore essa stessa, sorgente luminosa, che produce e che diffonde la sua propria luce. Nessun teleschermo e nessun oscillografo a raggi catodici è mai in grado di trarla in arresto. Un corpo tellurico che fa brillare la propria luce e che si libera da ogni strutturazione [Gestalt]: l’intelletto iatroclastico.
È sempre la stessa solfa dell’essere in giro, ma c’è qualcosa che si stacca dalla solita routine, qualcosa che stona, in cui si fa sentire questa rivoluzione (Er ist dauernd auf der Walz und in Dauerumwaelzung).
Per i cittadini dello Stato del benessere, della salute (Gesundheits-buergern), sudditi coscienti di un regime alimentare basato su calorie, e ‘soggetti’ nell’aver cura della loro immagine, esso è un segnale d’allarme; per i politici è ancora il prezzo-che-dobbiamo-al-progresso, prezzo cioè a portata di tutti; e per i medici continua a fornire il pretesto di varare una campagna di eutanasia dopo l’altra, nell’ (o)stile della WFMH (Organizzazione Mondiale dell’Igiene Mentale), cioè proditoriamente, con pubblicità indiretta: cioè messo in chiaro: bisogna farli fuori, bisogna freddarli prima di tutto perché costano troppo, e poi, sono dei mostri (erstens sind sie teuer und zweitens Ungeheuer).
Chi sono? Sono innanzi tutto coloro che non hanno nulla da offrire, nulla da distribuire tranne che un poco di calore di fusione, reso freddo e inoffensivo nel mito del moto molecolare browniano; sono gli aborti (Missgeburten), i mostri, gli esseri deformi, displastici, quelli chiamati appunto rozzi (grob-schlaechtig, cfr. a-syn-metria), di costituzione icto-affine, cadente. Sono proprio quelli a dimensioni dis-cordanti (zwie-schlaechtig), quelli a cui sono cresciute delle tumefazioni gigantesche sopra il sedere, quelli con teste ranocchiesche, senza cervello, quelli con troppo di mano e troppo di piede, con troppo poco o senza, i "waterspouts" (gargoylismo), i mongoloidi, i ‘gemelli siamesi’ e altri ancora; inbreve: sono tutti coloro a cui si dà dell’imbecille, del babbeo o minchione (selenita, Mond-kalb) per farci dimenticare che il loro intelletto sappia ancora del calore terrestre. È un’esperienza ancora troppo viva per essere già dimenticata che persino l’umanesimo più intelligente, l’intellettuale umanista, preferisce mettere in relazione l’intelletto caloroso del selenita (kuh-warmen Intellekt), or ora schizzato, con tutto il possibile, ma all ultimo con la terra. E ancora meno lo mette in relazione con se stesso, piuttosto con terra melmosa.
Tale certezza, azionata come meccanismo, ri-volta tutto, con versatilità, dall’ interno all' esterno, nauseato all' esterno; tale certezza è il crogiolo di rivoltatura di tutte le forme (Gestalten), di tutti i sensi, segni e significanti (Lacan, Sartre), di tutte le ponderabilità e pesature, di tutti gli orientamenti, di tutte le istituzioni e di tutte le regole [Aus- und Einrichtungen], simmetrie e metricologie.
Nel calore non c’è nulla che non sia lasciato da parte [Der Waerme geht alles ab]. Esso non prescinde soltanto da ogni peso e da ogni Gestalt, proporzioni, funzioni e strutture comprese. Medici specialisti per il calore non ci sono. Altrimenti ci sono medici specialisti per tutto. Specialisti per la logopatia, otorinolaringoiatri e oculisti, dermatologi e psicanalisti, internisti ed esternisti, balneologi e chissà quanti altri ancora; ma il calore, persino come fanale febbricitante, è corpo nella sua liberazione. Nient’affatto rispettivo al senso, non ha niente a che fare con la razionalità, non è redditizio, – tanto è vero che nessun medico specialista se ne intende – ma è sintomo comune a tutti, sintomo comune [Allerweltssymptom] .
È a causa della febbre che i medici ci mandano in camera mortuaria (ibernazione artificiale, neurotossici, borsa del ghiaccio), nelle zone tropicali (terapia con le tossine di malaria e con il tossico Pyri-fer), tra gli obici (testate nucleari, bombe al cobalto), oppure al fronte di un temporale (rivelatore di bugie, elettroshock).Nel calore vengono a incrociarsi non soltanto il nucleo terrestre con il carne, ma anche la leggerezza più imperdonabilmente punibile con l’intelletto più coscienzioso. Sintomo nel quale viene trovata per intero la realtà intera (Symptom totaler Realitaetsfindung), sintomo per eccellenza, non c’è nulla che non accade e che non coincide con il calore e per tramite dello stesso (faellt der Waerme alles zu). Ognuno se lo porta con sé (Jeder bringt sie mit). Non c’è freddo senza il calore. È la certezza [Gewissheit] che è il meccanismo di tale connessione tra calore e freddo, connessione cioè con direzione dal calore al freddo, decorso irrecusabile per esempio nei brividi iniziando con la febbre. Certezza con-vincente il cui battito è risentito persino ancora nella coscienziosità (Gewissen), il cui ardore precede il freddo.
Premesso lo stato termico tutti i corpi sono un solo corpo, si sono collegati tra di loro, immediatamente e magicamente, per IN-FORMarsi a vicenda (magischer IN-FORMationszusammenhang); forma e struttura (Gestalt) si sono fuse, ammalandosi in simpatia. Premesso lo stato termico, tutti i corpi terrestri e tutti quelli celesti, caldi e freddi, sono coerenti nel formare un unico continuo di aree, un legame terrestre tanto esteso quanto espansivo: il più radicale intelletto, il piatto gigantesco (Riesenteller) caduto nell’oblio, Teller (piatto) cioè la cui determinazione non consiste affatto nel mangiare (essen), consiste invece nel dimenticare (vergessen) che tutto e tutti debbano restare così come stanno; cosa della coscienziosità, per così dire coscienziosità ossessiva anancastica, destino, ed è altrettanto leggerezza imperdonable (straeflichster Leichtsinn), cioè nessun senso affatto, niente sensi (ueberhaupt kein Sinn, keine Sinne), senza catene e significanti-catene, ma coscienza della simpatia in quanto certezza convincente di malattia contro ogni struttura (Gestalt).
Il punto è che nel continuo dei corpi compenetrati dal calore non esiste né punto centrale né punto fisso; e tanto meno un centro di gravità. Il punto è il continuo decorso verso la figura deforme il più possibile eccentrica (exzentrischste Missgestalt), non c’è nessuna Gestalt, nessun punto, ma tellus. Altrettanto l’intelletto non ha in nessun caso a che fare con concentrazione, centralità e simili determinazioni: a causa del calore. Non è nemmeno distratto; è espansione multifocale, storto e malato come la "Missgestalt", è corrugamento raddoppiato, sintomaticamente: piega doppia (Doppelfalte) anziché semplice, non semplicità alcuna [nicht Einfalt]; è tellus in rivolgimento (Umbruch).
Il contenuto reale e la concrezione totale di tutte le precisazioni (Ausfuehrungen) e di tutte le connessioni sopraesposte, tanto facile nel dirsi quanto nel farsi, ‘detto fatto’, si chiama la termomimesi (Thermomimetik). Informe perché tenuta in sospensione (schwebend in Halt), essa è realmente contenuto (Inhalt) e concrezione totale, perché interamente sintomo dello stato termico; anziché libido, di qua e di là, di tanto in tanto, a rate, gioco a somma zero (Nullsummenspiel).
Capovolgendo, rivolgendo e avvolgendo tutto da parte della termomimesi,di cio che fu l' (in)telleto in-formato (In-formierter tellekt) non rimane che il telos, la fine: il suo fine ultimo quindi: sboccare nel diverso (ins Anders). Non più intelletto-entelechia, ma direttamente intelluretto, senza mediazione alcuna (direkt intellurekt). È direttamente quel pezzetto di calore che siamo nell’insieme di tutto (im Grossen und Ganzen) che incarna termomimeticamente la continua protesta iatroclastica contro l’arché e la sua rappresentazione in tutti ed in ognuno.
Cogliere la termomimesitutto in ognuno e in ogni situazione (ganz im Einzelnen), è molto semplice: innanzitutto bisogna scaldarsi per il calore (sich fuer die Waerme erwaermen). Non è sufficiente eccitarsi (sich erhitzen) per una cosa o l’altra. Per essere precisi: nessuno s’immagina che cos’è la termomimesi.
Non è fotogenica, né è stereotipata e non è neppure stereofonica; non è per niente stereometrica; è incorporata come disposizione, questo è certo, ma mai come impianto stereofonico (Anlage gewiss, aber nie Stereoanlage).
Provare il mutare,
mutare per prova (probeaendern), questo sí, è termomimesi,
in ogni caso. Altrimenti non lo era stato affatto.
Ed è questa anche la sua caratteristica
principale in cui essa si distingue dall’intelligenza: perché intelligenza
è soltanto ri-conoscere, quindi è trattare
su prova (probehandeln, cf. FREUD),
cioè cambiarsi delle merci, nel migliore dei casi. Ciò che
è la voce per l’intelligenza, è il calore per la iatroclastia.
Il tertium comparationis di intelligenza e di voce (Stimme)
è l’equivalente, equivale a salute che
è indifferenza, la salute anche nella espressione di equilibrio,
tono giusto, umore (Stimmung), armonia e conformità, persino
nell’andare d’accordo (adaequatio rei et intellectus) (Uebereinstimmung);
nella espressione anche di giustezza e di verticalità: l’ordinario
a piede del letto del malato, eppure il pithekanthropos erectus,
un antenato, se non dispiace.
Ma nella termomimesi c’è il diverso. Non c’è nessun tertium, nessun comparationis. Nel calore c’è il massimo di tensione corporea, lo sforzo della incarnazione in-forme (gestaltfreie Verkoerperung), nel totale; è vapore sotto pressione, tensione, tonos per eccellenza. Nel calore il tono si spegne, muore; e muoiono pure il suono (Klang) e il linguaggio. La voce perde il suo equilibrio glissando, convoca cromaticamente la dissonanza, si compiange, ulula, s’infrange come la luce ad opera dell’occhio; la voce del malato gracchia, e la estensione della voce diventa piatta, su e giù, mentre l’accensione si propaga, guadagna la dis-misura (eccesso), supera profondità, larghezza, lunghezza e il punto.
L’ indifferenza (equivalenza!) può radicalmente essere messa in questione soltanto dal calore: radicalmente, cioè con ridondanza tellurica, ridondante a dispetto di ogni geologia e informatica. Questo perché nella termomimesi persino le limitazioni poste dallo spazio possono essere materialmente sciolte, per risultare nella coerenza materiale del diverso. Il calore smentisce tutte le dimensioni e ci dimostra quel favoloso diverso nell’eccesso (Aus-mass): dimostra che è possibile, per principio, di sciogliere persino il legame linguistico, questa coerenza caotica, Babele; scioglierlo realmente attivandosi su tutti i fronti dove l’esperienza iatroclastica di essere paziente si fa principio di espansività, tanto nel comunicare quanto nel venir comunicato; e non c’è forma, non c’è Gestalt a poterlo impedire. C’è soltanto la transustanziazione termomimetica. Tutto il resto è mercurio (Quecksilber), termometro e capsula fulminante, l’innesco, il fomite di tutti i ciarlatani (Quacksalber). Ma non riesce a ritenere il calore, non lo può tolerare.
Ci si deve scaldare di essi - non è vero? – dovendo constatare che essi, essendo beffa e scherno in ogni "figura deforme" (Missgestalt), prendono tuttavia corpo, e cioè in modo dimostrativo (demonstrativ), al di là di ogni Gestalt, come nuvola di calore stratificatasi demonicamente (daemonstratifizierend), materia di questa terra, ma coerenti, en-telluricamente coerenti. È vero, ci si deve scaldare di essi! Solo che nel passato, invece di ricorrere al calore, quale legame tellurico appariscente, legame il cui vantaggio è quello di esistere realmente, si è ricorsi all’inferno, giù sotto la terra, oppure all Crematorio d’igiene (Hygiene-Krematorium), fiamma insù in alto.
La termomimesi quindi, si rovescia per diventare tecnica, pirotecnica? Macché. Soltanto l’oggetto singolare (Einzel(l)Ding) dell’infinito (individuo, diade medicopaziente), la cui condizione (Be-ding-ung, nel senso di Kant), com’è noto, è l’ imperativo, il categorico "si deve" (il "recipe (= prendi pure)"). La Be-stimm-ung (determinazione, letteralmente: dare voce a qualsiasi oggetto; cf. vocabolo), imperativo e categoria, risiede - come già dice il nome - nella Stimme (voce). L'inferno viene dalla voce, e sicuramente anche il Crematorio d’igiene viene dalla voce-imperativo: NAME IST SCHALL UND RAUCH (quanto al NOME non è che un SUONO e FUMO) e NOMEN EST OMEN (per di meno in vece di piú: l'Ordine dei medici, il Goethe-Institut e Kabbala, e poi i poeti e matematici).
Nella voce non c’è né calore né freddo; e tanto meno può esserci soavità (Schmelz: soavità, fusione). Né nel modo meccanico né metaforico. È indifferente: la voce come apparecchio di corde vocali, sebbene si muove, non esce dal suo luogo (bewegt auf der Stelle tretend), neppure quando sta tremolando, e neppure in vibrato. È indifferente pure come eco che, risuonando da e tra rocce primordiali, eco spettrale, fa citazione del medico, così come fece già Mosé citando il suo TELLO e come fece O-Desdemona, nella camera matrimoniale quando citava il suo.
Ciò che è la voce, questo eterno regresso che non si muove dal posto, ruota intorno a due poli, a due nomi in ogni Gestalt: MEDICO e ARCHÉ.
È artista ideale di masse proprio nella dis–sociazione ed è operaio universale materialista proprio della simulazione e dell’archéfinzione!
L’Arché pura, priva di temperatura e quindi totale, rimane sempre una finzione. L’abisso tra medico e arché quindi, rimane per sempre insormontabile dicotomia, e egli stesso, in quanto virtuoso della menzogna di vita, va sempre sfidato (gefordert, herausgefordert); il "servizio sanitario", la sua opera da illusionista, il metodo lege-artis, il suo alibi onnipresente, sono questi i tappabuchi di ciò che è per l’artista l’image (image come immaginazione & pretensione, prodotto di serie da Eco - Narcisso & Bocca d’Oro (Echo-Narziss & Goldmund): come amore, privazione dell’amore & ecc.).
È cosa della forma (Formsache) se si tratta di grandi fuochi d’artificio artistico (kuenstlerisches Brillantfeuerwerk) o di eutanasia–pirotecnica. La cosa principale invece è: rendere inoffensivo (kaltgestellt, freddare, fare fuori), o meglio ancora, connettere il calore all’arché, che non è connessione affatto, perché l’arché come tale non esiste.
Negli esempi "nitrolinguale" e "Gruppen-Ego" ("Ego di gruppo"), già nel 1970, riscontravamo concretizzatasi en miniature la relazione reciproca tra pirotecnica e termomimetica.
In entrambi i casi la termomimetica si doveva affermare contro la pirotecnica, il corpo doveva affermarsi nel suo piedritto, il calore, e i pazienti contro la Gestalt, che a loro fu impressa a fuoco con tanta abilità artistica.
In tutto ciò, in generale, non si tratta affatto di corpo. Non esiste come corpo singolo. Il singolo "corpo" non è altro che la Gestalt, Gestalt di vita singolarizzata e sia pure come vita associata ad altri (vereinzelte Lebensgestalt zu mehreren), con averi, con sede, con spirito e voce. È Gestalt anche come mezza porzione di eros. È Gestalt persino ancora in pelle e ossa. Merce di scarto (Stueckwerk).
Il corpo, invece, è un tema ardente (heisse Sache). Lo troviamo facilmente nella malattia; non lo troviamo in nessun altro luogo.
Oggidì la malattia rovista (aufstoeren) il calore in ogni Gestalt, in tutto il mondo in masse. L’ascetismo e il rito, come pure tutto l’arsenale tecnico dell’esperimento mitico, incluso tutto il sistema culturale dal passato remoto fino a oggi, sono superati nella malattia. Bisogna trarne le conseguenze iatroclastiche, immediatamente, facendo la prova sul cambiamento (probeaendern). La coscienza è soltanto il riflesso più debole di tutti i sistemi di riproduzione; e tutti quanti basati sulla respirazione (Luft, aria), sull’alimentazione, sulla via della germinazione (idioplasma, Keimbahn, cf. A. Weismann) sono completamente strutturati dalla prassi medica. È vero che la malattia è situazione di eccezione ubiquitaria (Ausnahmezustand, allueberall) e limite aperto che supera se stesso nel suo processo (prozessierende offene Grenze). Ma il calore liberato per mezzo della malattia, il calore che intensifica corporalmente i collettivi, facendoli accrescere, dando corpo ad essi, tale calore è avanzato e diventato il più custodito segreto dei medici, il più importante segreto di stato. Esempi causa: tanto multiformi sono le cellule sanguigne quanto sono multiformi i cancri del sangue. Intorno allo spettro luminoso radioattivo (Lichtgestalt, Lichtgebein), per esempio. Ma incuranti di raggi luminosi, di cancri, di figurazioni dell’Io (Husserl, Besitzfixierung, fissazione al possesso, ecc.), al corpo solamente il calore è inalienabile (non pignorabile, unveraeusserlich). Lo solleva coerentemente al di sopra di ogni Gestalt e anche al di sopra di se stesso, sensibilmente (koerperlich spuerbar). Quindi termomimeticamente.
Termomimeticamente ci dischiudiamo al criterio sostanziale (atomon ‘eidos’, ‘differentia’ specifica) dell’individuo del genere (Gattungsindividuum), che abbiamo elevato alla potenza (ex-poniert), nella parte introduttiva di questo testo, nel contesto accensione contagiosa. Perché non si tratta in nessun caso di determinazioni (Bestimmungen) e di Gestalten, e di riproduzioni come: ‘essere raziocinante’, ‘luogo di adempimento delle contraddizioni’ (Erfuellungsort der Widersprueche), ‘animale capace di impegnarsi con la propria parola’ (Mensch, das Tier, das versprechen kann), ‘essere caratterizzato da mancanza’, ‘bipede erretto’, ‘zoonpoliticon’, ‘posizionalità eccentrica capace di ridere e di piangere’. L’ individuo del genere (Gattungsindividuum) diventa realtà che si produce attivamente (herstellende Wirklichkeit) tramite lo schema condensato (e privo di struttura!, gestaltlos) del suo corpo di massa.
Nel calore non c’è alcuna rigidità; ed è ciò che ce lo rende talmente specifico. Il suo legame terrestre è immediato, magico; non è pirotecnico medico. Questo ci rende il senso talmente leggero, e la coscienza talmente certa. L’individuo del genere è un legame dato a priori, da fare perfetto qui, nel presente, sempre e ovunque; ma è un legame che prende corpo solo laddove viene fatto sorgere dalla malattia (wo Krankheit "Kategorie" seiner Herstellung ist).
Vita e morte sono determinazioni comuni a tutto il mondo (Allerweltsbestimmungen); non vi è nessun criterio di calore. Forse sono "artefatti" (Artefakte, Iatrogenitaeten), Gestalt in ogni caso, mai però corpo. L’Arché è il bordo irraggiungibile del medico. È assai grave per l’arte. Tanto peggio per il medico.
PF/SPK(H)
Huber
1979
Traduttore: Kurd Ch. Schager, Dipl.-Angl.,
M.A.soc.ling. , PF/SPK MFE Redazione
finale: Huber
KRANKHEIT IM RECHT