Ri-traduzione dall’edizione in castigliano del libro SPK – Fare della malattia un’arma (SPK - Hacer de la enfermedad un arma). Pubblicato anche su Patientenstimme Nr. 4-5 (La Voce dei Pazienti, no. 4-5)

Alienazione

 

Anche in questo libro usiamo spesso il termine alienazione. Perciò, ecco alcune annotazioni.

Riguardo all'alienazione, Karl Marx, forse, fu il hegeliano o marxiano meno bravo quando afferma che il sociale, cioè lo stato della società nel suo complesso, deve diventare il primo, il più importante, il più naturale e il più òvvio interesse dell’uomo (spesso abbreviato in: umanizzazione della natura, naturalizzazione dell’uomo). Hegel, dall’altro canto sosteneva: il primo e indispensabile oggetto dell'uomo è la coscienza, cioè l'uomo stesso.

La natura ricompare di nuovo com malattia, cioé come natura sfigurata ma pure umanizzata, laddove l’alienazione, il primo momento del concetto di malattia, --- fallisce. L’alienazione trova il suo unico compimento possibile nelle specie umana, che deve essere realizzata da noi e da tutti, o l’alienazione incorre in una ricaduta che si chiama, per esempio, ecologia (= parte dell’iatrocapitalismo "alternativo").

Per noi, l’alienazione è quindi qualcosa di diverso da quanto è per Marx, il quale stimava l’alienazione come qualcosa di encomiabile in relazione al processo di produzione. Aveva perfino criticato che questa alienazione non era sufficientemente completa; la considerava essere un catalizzatore che cambia le forme dell’organizzazione sociale. Una cambiale sul futuro [Marx distingue quattro tipi di alienazione del lavoratore: l’alienazione dal processo di produzione, l’alienazione dai prodotti del processo produttivo (merci), l’alienazione da se stesso (merce), l’alienazione dagli altri lavoratori (merci)].

Per noi, l’alienazione è anche qualcosa di diverso da quanto è per Hegel, il quale considerava l’alienazione come la parte reversibile, la parte che deve essere fatto tornare in dietro fino allo stato o alle condizioni iniziali dell’estraneamento dello spirito (= l’uomo; l’uomo soggettivo, oggettivo, assoluto), mentre l’estraneamento dello spirito in quanto tale è irreversibile, non può essere fatta tornare in dietro fino allo stato o alle condizioni iniziali, né nella natura, né nella storia né nella società. Di conseguenza, l’alienazione nel senso di Hegel è per dei singoli "individui" la ragione e la possibilità di scuoterse di dosso almeno l’alienazione nell’auto-reflessione filosofica, anche se per soltanto un momento («νους», à ‘im Nu’ = sull’istante).

Il nostro tema non era neppure la salvezza (in Cristo) dal peccato (di Adamo) che è l’alienazione da Dio (i déi falsi in quei tempi remoti, le merci nella nostra epoca, in breve: il feticismo).

Per noi l’alienazione era ed è la malattia, che come tale, se detratte tutte le influenze da parte di chicchessia, è di per sé ogni volta o troppo o troppo poco alienazione, ma è, allo stesso tempo e grazie alla forza della malattia, sempre, immediatamente e ovunque un’attività tanto come soluzione quanto come liberazione, perché e in quanto è materia della patopratica. La questione dell’alienazione non è una questione, neppure lo è la malattia, ma è qualcosa su cui bisogna confrontarsi in favore della malattia, un confronto che mette in questione tutto e che persiste nel mettere in questione.

Le risposte tradizionali al tema dell’alienazione non sono affatto sbagliate. Ciò nonostante sono tuttavia sbagliate perché tutto dipende dalla malattia, e perché ogni cosa trova la sua rispettiva completezza solo in connessione con la malattia o non la trova affatto. Quando l’alienazione viene percepita, concepita e afferrata per principio e prima di tutto nella patopratica come malattia, sta liberando, insieme alla malattia, anche l’alienazione, pure come parola, e l’ha dispensa da qualsiasi osservanza terminologica.

In breve: il livello non è più un livello terapeutico, teologico e eschatologico, neppure un livello marxista, che si riferisce a una società futura, né un livello solamente di attuazione social-rivoluzionaria secondo la concezione blanquista o un livello di mera attuazione filosofica (Hegel), bensì è il livello di collettivi pieni di gioia selvaggia e furiosa con la malattia, e ciò significa: in una relazione sollecitante e urgente tra le malattie singole e la specie umana (= malattia universale e comune a tutti).

Questa annotazione è rivolta solo a coloro che hanno un particolare interesse nel continuare i loro studi sull'alienazione. In relazione a ciò ringraziamo anche Jean-Paul Sartre, il quale ai suoi tempi (vedi la sua prefazione al libro SPK – Fare della malattiia un’arma, Aprile 1972) aveva più che anticipato il signficato e la portata dell’alienazione.

SPK/PF(H) 1997

Diapatica

(una volta chiamata per esempio teoria)

Che cos’é un problema? Di gran lunga non tutto;

ma dove al ‘Che’ manca il ‘Come’.

La soluzione: il metodo costruttivo universali-deduttivistico

(non ancora pubblicato, se si prescinde degli effetti visibili all’esterno

dai tempi del SPK/PF(H). Renderlo più pubblico non è possibile).

Intensità d’effetto = quantità x qualità

 

Traduttore:

PF/SPK MFE Italia

Redazione finale:

Huber
KRANKHEIT IM RECHT

 

 

Collettivo Socialista di Pazienti / Fronte di Pazienti, SPK/PF(H), 09.08.2018